Lippi: “Se capitasse qualcosa di eccezionale...” (I parte)
17 Aprile 2006
by FIFAworldcup.com
A due mesi dal debutto italiano a Germania 2006, FIFAworldcup.com ha incontrato il c.t. azzurro Marcello Lippi sul lungomare di Viareggio, la sua città.
Nella prima parte dell’intervista si è parlato dell'esperienza da allenatore della Nazionale e di quando, in passato, toccò proprio a lui non esser convocato per i Mondiali. Infine, si è ovviamente accennato al futuro, con un chiarimento su Paolo Maldini e le ribadite certezze su Alessandro Del Piero.
Signor Lippi, sono trascorsi quasi due anni dal suo approdo sulla panchina azzurra. Qual è fino ad ora il suo parere sull’esperienza da c.t. paragonata a quella da allenatore di club?
Si tratta di esperienze in verità non paragonabili, le differenze sono enormi. Nel club hai a che fare con i giocatori tutti i giorni, spesso più volte al giorno, vai con loro a mangiare e a dormire. A poco a poco puoi trasmettere ai ragazzi tutto ciò che ti passa per la testa, sia dal punto di vista calcistico che umano.
Diverso il discorso in Nazionale…
Certo, in questo caso i giocatori si incontrano una volta ogni due mesi, per una sola settimana. L’aspetto coinvolgente è quello di poter disporre di ragazzi motivati, con i quali costruire una cosa bella ed importante, ovvero la rappresentativa dei migliori giocatori del Paese. Un dettaglio fondamentale quest’ultimo: guai ad intestardirsi scegliendo i giocatori più funzionali alla propria visione del calcio e allo schema tattico preferito.
Probabilmente da c.t. ha potuto godersi meglio la sua città ed il mare che tanto ama…
Direi proprio di sì. Allenare la Nazionale significa senza dubbio migliorare la qualità della propria vita. Hai più tempo per la famiglia e per i tuoi passatempi, vai a vedere partite in giro per il mondo e non sei costretto a tralasciare un approccio culturale ai luoghi in cui ti trovi: puoi andare a visitare un museo o a mangiare in un ristorante tipico, ad esempio. Con una squadra di club è tutto più frenetico: allenamenti, rientri notturni, avversari da visionare in videocassetta, una partita ogni tre giorni.
E in più c’è il Mondiale all’orizzonte…
Proprio per questo, ad un certo momento della carriera di allenatore, questa esperienza è l’ideale. Consente di godersi la propria vita privata ed allo stesso tempo ti pone di fronte un obiettivo importante che ti carica e ti stimola a dare il massimo. Sono orgoglioso di aver avuto questa opportunità e sento forte dentro di me la responsabilità nei confronti degli appassionati italiani.
Nel passato cosa è stata la Coppa del Mondo per Marcello Lippi?
Una magia. Penso ovviamente a Italia-Germania 1970, ma ho un ricordo piuttosto nitido anche di Cile-Italia di otto anni prima. Che battaglia! In prossimità del Mondiale 1974 il c.t. Ferruccio Valcareggi mi convocò nella rappresentativa di Lega per un match contro il Belgio di Van Himst. In seguito si vociferò che potessi essere convocato fra i ventidue, ma poi purtroppo non se ne fece nulla.
Insomma, il Mondiale tedesco è arrivato per Lippi con trentadue anni di ritardo…
Per prepararlo al meglio ho preso spunto dal successore di Valcareggi, ovvero da Fulvio Bernardini, l’uomo che mi scoprì come calciatore e che insieme ad Enzo Bearzot pose le basi per la brillante Italia 1978 e per quella vittoriosa del 1982. Bernardini è stato un uomo di grandi qualità morali e, proprio pensando a lui, ho rispolverato il discorso legato alle convocazioni allargate, necessarie per far percepire ai giocatori italiani che la Nazionale non rappresenta un’elite ristretta, ma che tutti hanno la possibilità di farne parte. Per questo, la scorsa estate, ho dato spazio a tanti ragazzi, costruendo squadre sperimentali. Ora, avvicinandoci all’evento, bisogna tirare le somme.
Per arrivare ai seguenti 23 giocatori…
(Sorride) In molti ormai hanno la certezza che verranno convocati, ma è giusto che fino all’ultimo momento non venga ufficializzato nulla e che tutti coloro che sono ancora in ballo abbiano le stesse possibilità di mettersi in mostra.
In difesa sembrano mancare i ricambi ai titolari, mentre in attacco l’Italia dispone di grandi nomi che però nei club fanno spesso panchina…
Mi creda, sono soddisfatto dei giocatori che ho a disposizione: a mio giudizio sono fra i migliori del mondo e insieme a loro voglio costruire qualcosa di importante. I nostri attaccanti giocano con frequenza adeguata per mantenere un ottimo livello di forma, chiaro che poi ogni allenatore ha le sue preferenze.
Certo che in difesa Paolo Maldini avrebbe fatto comodo…
Con Paolo, come con Francesco Toldo, ho parlato al momento della prima convocazione, per verificare personalmente, e non solo dai mass-media, le loro decisioni. Entrambi mi hanno confermato di voler privilegiare la famiglia ed il club d’appartenenza. Per scrupolo ho risentito Maldini dopo qualche tempo e la sua posizione non era mutata.
Se la chiamasse il 14 maggio dicendo che ha cambiato idea?
Non scherziamo, c’è un gruppo da rispettare.
Senta, cambiamo discorso e mettiamo caso che tutto vada ‘bene’ e si conquisti il titolo mondiale…
Come dice? Si spieghi meglio…
Mettiamo caso che tutto vada ‘molto bene’ e si conquisti il titolo mondiale…
Facciamo così, ‘mettiamo caso che accada qualcosa di eccezionale’, queste sono le giuste proporzioni! Non crede?
D’accordo, mettiamo caso che accada qualcosa di eccezionale, ovvero si vinca il Mondiale. Qual è la prima cosa che farà rientrando nella sua Viareggio? C’è qualche particolare scommessa in ballo?
Qui in città siamo tutti appassionati di pesca e di vita di mare: per questo ho suggerito ai miei amici, nelle sere in cui giocheremo le gare cruciali, di tenere i motoscafi accesi. In caso di sconfitta sarei certamente costretto a rifugiarmi per qualche tempo in alto mare. In caso di vittoria, andare al largo sarebbe invece un modo particolare di festeggiare: suggestivo, lontano dai troppi clamori. Battute a parte, dovesse accadere qualcosa di eccezionale sarebbe una gioia talmente grande che sicuramente scaturirebbe qualcosa di simpatico.
Quali sono i calciatori di maggior carisma della sua Italia?
Tutti i giocatori, a modo loro, sono carismatici. A me piace pensarla così. Peruzzi, ad esempio, sin dai tempi della Juventus è sempre stato un leader silenzioso, mentre Gattuso è uno di temperamento, capace di suonare la carica nei momenti che contano. Del Piero è un leader di saggezza, maturità e intelligenza. L’importante è che i giocatori sappiano imparare l’uno dall’altro, senza considerarsi primedonne: alcuni di loro purtroppo pensano di essere i più bravi del mondo e credono di non aver bisogno di nulla.
Nel 1982 l’Italia Campione del Mondo schierò Giuseppe Bergomi che all’epoca aveva la stessa età odierna di Lionel Messi o Cesc Fabregas. Come mai in Italia attualmente scarseggiano i talenti precoci?
Perché in Italia quello che ha fatto l’Arsenal quest’anno non sarebbe permesso dall’opinione pubblica. Le grandi squadre non vogliono correre rischi e non schierano i giovani perché temono di finire a metà classifica in campionato. Io comunque, a onor del vero, ho puntato su De Rossi e Chiellini sin dal mio approdo sulla panchina azzurra, quando i due erano ancora giovanissimi.
Chi vede favorito per il Premio Gillette Miglior Giovane Calciatore 2006?
Fra i candidati al Premio mi piace molto Cesc Fabregas, ma anche Wayne Rooney, Cristiano Ronaldo e Lionel Messi sono fantastici. Rispetto a questi vedo il tedesco Lukas Podolski un gradino sotto.
Qual è il programma di qui al Mondiale?
Ritrovo il 22 maggio e fino al 30 resteremo al Centro Tecnico Federale di Coverciano. Quindi partiremo per la Svizzera, dove affronteremo prima i padroni di casa e poi l’Ucraina. Seguirà un breve riposo; quindi, il 5 giugno sera, torneremo a Coverciano e il giorno 7 partiremo per Duisburg, la sede del nostro ritiro in Germania. Dovremo rispolverare le qualità fisiche principali: forza e lavoro aerobico. L’ideale sarebbe trovare la condizione strada facendo, arrivando al massimo della forma nella fase ad eliminazione diretta.
Il gruppo E è equilibrato, pericoloso, ma le squadre possono rubarsi i punti a vicenda e ci può essere margine per recuperare eventuali passi falsi. È d’accordo?
Sì, sostanzialmente. Il Ghana ha un ottimo centrocampo con Yakubu centrale, Essien, Appiah e Muntari a supporto. La Repubblica Ceca dipenderà molto dal recupero di Koller. Lui sa agevolare gli inserimenti dei compagni, senza di lui dovranno esprimersi in velocità. Gli Stati Uniti sono la squadra che disputa più amichevoli: li ho visti giocare più volte, anche se con formazioni spesso sperimentali. Penso comunque di aver individuato alcuni tratti comuni in queste gare, ovvero il progetto di gioco del c.t. Arena. Sono una squadra in grande crescita.
Negli ultimi anni l’Italia ha sempre segnato poco e quando è passata in vantaggio ha cercato di difendersi. Quale sarà l’atteggiamento tattico quest’anno?
Nessun allenatore dirà mai quale sarà il suo atteggiamento tattico due mesi prima dell’evento. La cosa importante era ottenere la qualificazione e far crescere il più possibile la convinzione nella nostra forza. Le ultime amichevoli ci hanno aiutato in questo e hanno suscitato interesse intorno a noi. Direi comunque che è ingiusto legare la nostra immagine ad un gioco difensivo, siamo cambiati, pur rimanendo legati alla nostra tradizione. Del resto tutte le favorite della vigilia partono dagli stessi presupposti. Tradizione, inevitabilmente, ma anche innovazione.
Molti tifosi della Juventus la rimpiangono e la rivorrebbero a Torino nel prossimo futuro. Quale delle sue squadre bianconere le ricorda questa Nazionale?
Quando è in campo Del Piero e agisce partendo da sinistra, questa squadra potrebbe ricordare la Juventus delle tre punte, quella con Gianluca Vialli e Fabrizio Ravanelli, con attaccanti sempre pronti a sacrificarsi per la squadra.
Chi sarà la stella del Mondiale? Chi consiglierebbe agli allenatori impegnati nel McDonald’s/FIFA World Cup Fantasy, il fantagioco ufficiale della Coppa del Mondo FIFA 2006?
Tralasciando gli italiani, senza dubbio Ronaldinho, il più bello spot pubblicitario per il calcio. È ormai al livello dei più grandi giocatori di tutti i tempi.
E Inzaghi?
Inzaghi è italiano! Scherzi a parte, riguardo a Filippo posso solo dire che non mi è piaciuto il titolo di un giornale che qualche tempo fa recitava: ‘Lippi, ripensaci!’. ‘Ripensaci’ presuppone una decisione e io posso garantire che nessuna decisione è stata presa al riguardo. Ci sto semplicemente pensando, il 15 maggio saprete.